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Libero Bigiaretti, A MEMORIA D'UOMO. Poesie e disegni dell'autore. Con DEDICA più BIGLIETTO AUTOGRAFO del poeta. 1 edizione 1982
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Molte delle poesie sono ispirate alla città del poeta, Roma (ed esempio il capitolo "Suite Romana").
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1 edizione con DEDICA AUTOGRAFA dell'autorea
vec dédicace autographe de l'auteur
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Nei giorni della "peste del secolo", l'AIDS. Lapierre compie un viaggio dentro i "lazzaretti" dei nuovi appestati, nelle stanze dove si cerca un rimedio alla morte e l'origine di tutto; e al di là di tutto questo, scopre coloro che sono stati disonorati e celati, cancellati dal virus: i malati, certo, ma soprattutto gli uomini oltre la malattia, nonostante la malattia. L'uomo ferito, l'uomo e le sue storie. E basta. Una discesa nell'inferno dell'AIDS, e alla fine del viaggio, uno luce si affaccia sopra l'abisso.
IL FIORE DEL VERSO RUSSO di Renato Poggioli
Giulio Einaudi Editore, I Millenni 7
edizione speciale fuori commercio riservata a clienti abbondati dell'Editrice
2009, anastatica sulla prima edizione 1949
brossura in cartoncino, carta speciale a taglio frastagliato old style, pp 610, cm14x23
virtuoso tentativo italiano di traduzione dei versi di sacri poeti russi, con saggi sui medesimi
Poggioli spiega con grande accuratezza i movimenti poetici dell'800 russo, soffermandosi sui singoli poeti e sulle loro caratteristiche di autori. Capitoli particolareggiati sono dedicati a due dei migliori poeti dell'epoca: "il bianco cigno della Russia" Aleksandr Blok e "il Beato Angelico dei campi" Sergej Esenin. Consigliato a tutti gli appassionati della grande poesia russa da Puskin a Pasternak
POESIA E SONETTI in ROMANESCO e CISPATANO
PIETRO BELLONI
(1881-1963)
La di-Vina Commedia
poemetto in dialetto romanesco
Prefazione di G. G. Belli (dall'antri carzoni)
1° MIGLIAIO
Roma, Tipografia Befani
1909
romano, fornaio presso S.Francesco a Ripa, studioso appassionato di tutto ciò riguardasse Roma, si dedicò al Belli e alla “filologia dialettale”, iniziando lui stesso a comporre versi in vernacolo. Pubblicò il primo componimento sul «Rugantino» del 1899. Nel 1927 è inserito dal Veo nell'antologia dei poeti romani. Nel 1909 il Belloni pubblicò questo poemetto scherzoso e nel 1919 uscì di nuovo con Voce Trasteverina. Fu fecondo ed efficace poeta in cispatano, e studioso del dialetto romanesco. Nel cap.8 passa scherzosamente in ·rassegna i più noti poeti romaneschi contemporanei
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E' uno dei titoli nel nostro catalogo di opere con dedica autografa (o semplici edizioni speciali e prime) di Guareschi
In una pregiata rilegatura d'amatore in mezza pelle, piatti marmorizzati, caratteri dorati al dorso a tre nervetti. Le BROSSURE ORIGINALI mantenute all'interno. Segnalibro in raso multicolore.
PP 330,
cm 21x13,5
I racconti raccolti in "Mondo Piccolo - Don Camillo" sono quelli originariamente apparsi su "Candito" ambientati tra 1946 e il 1947 a ridosso del referendum istituzionale e le cruciali elezioni del 1948
GIOVANNI GIUDICI
LA VITA IN VERSI
PRIMA EDIZIONE
maggio 1965
Arnoldo Mondadori Editore
collana Lo Specchio - Poeti del nostro tempo
brossura con alette, pp 190, cm 12,5x19
Raccolta principale del poeta, il suo “canzoniere”, vinse il premio Carducci 1965. «[Giudici] nella scrittura poetica si riconosceva come voce della vita stessa, di una vita continuamente deviata da se stessa, alla ricerca di qualcosa d’altro dentro di sé, ma senza nulla di atteggiato e di sacrale. Tutto ciò trovò forma e sistemazione in un libro poetico di più ampia circolazione, che raccolse e rifuse anche alcuni dei più brevi libri precedenti, con titolo di per sé rivelatore, “La vita in versi” e che uscì nello Specchio di Mondadori nel maggio del 1965»
8 PRODOTTI NELLA STESSA CATEGORIA
A MEMORIA D'UOMO
* (testo copiato e incollato con OCP)
Cronaca di costume, culturale e politico, intrisa di sferzante ironia, nei due libri di poesia di Libero Bigiaretti, che sono illustrati dallo stesso narratore marchigiano
Potrà parere bizzarro a più d'uno il fatto che un narratore “al quadrato” (come si diceva una volta) della specie di Libero Bigiaretti si esponga in figura di poeta e con due libri usciti a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro: A memoria d'uomo e Epigrammi, proverbi e altre inerzie. Bizzarrìa solo apparente, in realtà; al contrario, lungo e mai spento amore per la scrittura in versi, nella quale l'autore del Congresso non ha cessato di riconoscersi, come in un esercizio. forse laterale ma non meno nobile, anche negli anni di successi narrativi cui la sua voce nitida e precisa resta maggiormente legata. Il fatto è che la storia letteraria di Bigiaretti comincia proprio dalla poesia, e A memoria d'uomo raccoglie e ripropone oggi come un libro unico e unitario segnato da quattro momenti di scansione, raccolte altrimenti introvabili (Ore e stagioni, 1936; Care ombre, 1940; iMngodora, 195ò; infine, un gruppo di poesie disperse, databili fra il 1940 e il 60). C'è un elemento extraletterano che impreziosisce il libro, i disegni di Bigiaretti che appunto lo illustrano e denunciano nel pittore la stessa cordialità e la stessa immediatezza d'occhio che conosciamo nello scrittore. Nel ricco saggio introduttivo di Alfredo Luzi si legge che quello di Bigiaretti è .un tentativo di rivincita dell'imprevisto, de dierso sul prevedibile, sul programmato su tutto ciò che toglie all'esistenza il fascino dell'incognita. Conoscenza come esperienza, dunque, e come morte anche». E vero. Perché questo scrittore dalla mano felice e dal talento così indenne di sforzo e di crudeltà. non cessa di guardare l'abisso affidandosi all'ironia, esorcizzando il dolore (basterebbe, a dimostrarlo, un libro come Le stanze). E questa, in fondo, la sua cifra costante, proprio a partire dai versi maggiormente legati alla suggestione e all'educazione sentimentale delle sue Marche, nonché alla lezione suprema di Leopardi, con certi echi paesaggistici pròfondi, certe misure ancorate alla sospensione e al silenzi una cifra che Bigiaretti ripercorre, quasi a sintesi e sigillo di una vita, nel bel messaggio in versi al suo prefatore intitolato «Notizie ad Alfredo Luzi». Di altra natura, più veloce e occasionale, più intriso degli umori della cronaca di costume, culturale o politica, il secondo libro. La nativa bonomia bigiarettiana qui spesso perde le staffe di fronte alla presunzione acua o al sopruso ipocrita, e la penna non di rado si mata in frusta. .La mia faccia di mite marchigiano /no n rassomiglia al mio ego interiore / e neppure al me stesso di cui invano / tento di far tacere il malumore». Oppure: «Dicono: come mai / con le tue qualità, / con tutto quel che sai / tu leggi l'Unità?». O ancora: .È meglio il consumismo / che sperpera e dispensa, / o meglio il comunismo / che abitua a farne senza?». O, infine: «Un congresso de non l'ho mai visto, / salvo in TV: facce da mozzafiato. /Suppongo che neppure Gesù Cristo / vi si sia per errore avventurato». L'indignazione fa il verso; ma lo fa anche la memoria, e l'eros, e la polemica letteraria. L'urto della nostalgia è spesso decisamente forte e Bigiaretti gli contrappone un amabile humour — «Ho molto amato, / ho mentito, tradito. / Sempre ho ricominciato / (dopo essermi pentito)» —. Si tratta di uno humour anche metrico, per così dire: nel senso che il ritmo da canzonetta del dominante settenario smorza le fiammate sulfuree e le asprez ze del ricordo («Di un'antica passione / ricordo i gesti, gli abbracci. / Non la vergogna dei lacci, / l'onta della ragione»), fino al momento in cui la serena ricchezza del presente non impone la sua compostezza sul caos e detta al poeta due quartine elegantissime, giocate sul registro della passione e su quello dell'ironia con pari intensità («Non sei scudo ma spada. / Con essa mi difendi, / o mia bella avventata /che la mia vita accendi» — Matilde; .Qui la pace è sicura. / La ritrov o nell'aria, / nell'erba che mi cura / la piaga letteraria» — Vallerano). Da entrambi i libri esce riconfermata l'immagine di uno scrittore laico, innamorato del mondo come totalità non come segmento dell'assoluto. È un'immagine captante, oggi più che mai, in tempi di ritornanti, aggressivi spiritualismi palesi od occulti II sale della poesia bigiarettiana è soprattutto qui, in questa capacità di partecipare alla vita, nel suo tumulto e nella sua pace, con una sorta di tenerezza fisica e di consapevole umorismo del relativo. Niente di moralistico, in tutto ciò: anzi, il moralismo disgusta Bigiaretti almeno quanto la falsità. E invece, molta saggezza e una bella dose di coraggio che non pretende risarcimenti, né dall'oggi più volgare né da un futuro indecifrabile.
LIBERO BIGIARETTI
A MEMORIA D'UOMO - Poesie
ILLUSTRATO con disegni dell'autore
Saggio introduttivo di Alfredo Luzi
collana Il Filo d'Arianna
Bagaloni Editore
prima edizione
dicembre 1982
CON UN BIGLIETTO AUTOGRAFO di Bigiaretti, indirizzato a un mecenate e collezionista della Olivetti
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DEDICA AUTOGRAFA all'antiporta, sempre di Bigiaretti
brossura con alette, cm 21x14, pp 200