Il libro offre una panoramica sugli scritti di Luigi Einaudi, i contributi sono eterogenei sia dal punto di vista della tipologia (scritti relativi all'esecuzione delle sue funzioni di Presidente della Repubblica, articolo giornalistico, pubblicazione scientifico economica) si da quello della tematica (economica, storica, civile).

Per quanto riguarda la parte accademica degli scritti, si tratta di studi sulle imposte, e sui rapporti di cambio tra le monete che per quanto possa essere a tratti interessante risulta particolarmente complessa e ricca di riferimenti che risultano oscuri al lettore attual. Nonostante questo senza entrare nei dettagli uno dei testi più curiosi è quello sulla "Teoria della moneta immaginaria" che rende evidente quanto alcuni concetti che attualmente non sembrano porre problemi (la produzione delle monete, i rapporti di cambio tra di esse, e tra moneta astratta o immaginaria e moneta fisica, da dove nasce il valore della moneta) fino all'800 erano ancora soggetto di studi e di interpretazione.

Anche lo studio "L'unità del podere" è molto interessante, riporta la storia catastale dei poderi di alcune famiglie durante l'800 per mostrare che la riforma del codice Civile, in discussione nel periodo in cui lo studio si è svolto, la quale avrebbe impedito di frazionare oltre un certo limite gli appezzamenti di terreno, per preservare l'unità economica del podere anche in fase di successione ereditaria, non avrebbe giovato  all'intento per la quale era stata formulata, ovvero preservare la redditività dei terreni. Più incisiva e simile per fruibilità a quanto è contenuto nel libro "Le prediche inutili" è la restante parte del volume che contiene articoli giornalistici ed interventi relativi al periodo in cui Einaudi era presidente della repubblica, coprendo quindi il periodo che si estende dai primi del novecento fino agli anni 50.

In questa parte sembra di avere a che fare con un Adam Smith italiano, gli articoli più interessanti sono quelli che Einaudi scrive come giornalista inviato a seguire gli Scioperi dei lavoratori del tessile nel biellese e dei portuari di genova dove alla cronaca degli avvenimenti, e quindi alla narrazione di come sono nati i sindacati e quali erano le forme di lotta delle prime leghe di lavoratori, si affiancano riflessioni economiche e tattiche sulle lotte e sulle leghe sindacali e padronali, confrontate anche con l'esperienza degli stati esteri. Colpisce che più di un secolo fa i problemi fossero sempre gli stessi, necessità per l'imprenditore di produrre al minore costo possibile per preservare l'impresa, necessità dei lavoratori di avere salari più alti e condizioni di lavoro migliori, senza mettere a repentaglio la redditività dell'impresa (punto che al giorno d'oggi non è forse più così analizzato), disponibilità di manodopera a minor prezzo in

altri territori, concorrenza estera.Lo spirito liberale che anima gli scritti fa sì che sia auspicata la conciliazione delle varie istanze attraverso la lotta, anche simbolica, e non attraverso la decisione autoritaria del politico.
Un'altro articolo interessante e attuale è quello del 1956 in cui si auspica l'aumento dell'età pensionabile degli impiegati pubblici ai 70 anni, giustificata sulla base di una maggiore aspettativa di vita e che ribadisce che "la teoria di limitare il lavoro degli anziani allo scopo di creare lavoro per i giovani riposa su un sofisma grossolano[...] poiché il limite di età dei 65 anni è per sé medesimo causa della disoccupazione e delle difficoltà incontrata dai giovani a trovare lavoro. SEmbra che possa essere affermata come verità lapalissiana che la possibilità di occupazione in un qualunque paese è strettamente collegata con l'ammontare del reddito nazionale.". Ergo più persone lavorano, maggiore è la capacità di spesa, e quindi maggiori sono le occasioni di lavoro. Cosa che non è del tutto chiara al 99% della popolazione italiana.

Altri articoli sono relativi all'organizzazione dello stato (via il prefetto) al costume (via i titoli "eminenza" "eccellenza" "cavaliere" e ritorno all'appellativo "signor"), l'abolizione dell'ordine dei giornalisti o quantomeno la possibilità di avere ordini concorrenti dello stesso tipo (in ogni caso Einaudi è sempre a favore dell'abbattimento dei monopoli), l'impresa editoriale indipendente contro quella sovvenzionata dai partiti e dai gruppi sociali e la sua redditività preservabile rinunciando ad imporre regole stringenti per la pubblicità.
Un altro articolo di rilievo è quello relativo alla tratta degli alani, ovvero dei giovani il cui lavoro viene venduto nelle piazze del nord e del sud, con esiti molto diversi, e la necessità di rimuovere ogni ostacolo alla libertà di movimento delle persone, che a causa di leggi varate nel periodo fascista ancora nel dopo guerra era fortemente limitata sul territorio nazionale.

Altre citazioni:

All'attività legislativa, amministrativa e giudiziaria degli stati è aperto un immenso fecondissimo campo: la creazione dell'ambiente giuridico entro cui dovrebbe potersi svolgere la libera attività dei singoli. Dicesi ambiente giuridico per indicare che le norme stabilite dallo stato dovrebbero sovrattutto avere le caratteristiche della certezza e della durata. Meglio mille volte non fare quanto si crede essere il bene, se quel fare è mutevole arbitrario e imprevedibile. Gli uomini possono essere impunemente vincolati, quando il vincolo è espresso in una norma chiara certa durevole e soggetta unicamente all'apprezzamento imparziale di un giudice indipendente. Ma il vincolo arbitrario, anche se ottimamente ispirato, è distruttivo.

Gli economisti non auspicano concorrenza piena perché essi amino la concorrenza in sé od il capitalismo o la proprietà privata o la vittoria dei forti sui deboli; tutti concetti e fatti estranei a quello di concorrenza piena; essi affermano soltanto che il verificarsi di quella ipotesi è strumento efficace, il più efficace che storicamente si conosca, perché ogni uomo [...] ottenga i beni ed i servizi da lui desiderati al prezzo per lui più favorevole.

Le duecento famiglie francesi, le sessanta americane, traggono quasi tutte il loro potere, in quanto esista davvero e sia davvero contrario all'interesse generale, da norme giuridiche le quali sanciscono qualche privilegio a loro favore contro la concorrenza estera od interna. Abolite quelle norme ed il favoleggiato supercapitalismo crolla come un colosso dai piedi d'argilla palesando la sua vera indole di superstatalismo.

Non sarà impossibile [ridurre le asperità dei monopoli] se si tengono da parte i periti, che per definizione son dottrinari privi di perizia, i quali, subornati dai cacciatori di posti, non vedono se non disciplinamento di tutto ciò che da sè procede benissimo, perché disciplina vuol dire uffici, enti, passaggio di carte, visite, ispezioni, rapporti, ricorsi e conseguentemente ampliamento di uffici, enti passaggi di carte, ispezioni e rapporti per decidere intorno ai ricorsi e così via in circolo vizioso all'infinito.