Un saggio del controverso Pitigrilli, memore dei suoi trascorsi esoterici e agnostici ma stavolta alla luce della sua conversione al cattolicesimo, nell'occulto, della parapsicologia, dello spiritismo, nel regno dunque dell'aldilà che irrompe al di qua, tra magia, presenze e scomparse, apparizioni, evocazioni e manifestazioni dei morti, tanto da fargli dire che dove aver visto e constatato che i defunti "esistono" e si materializzano e lui li ha visti, non ha nemmeno più paura della morte...
L'ultimo delicato romanzo di Pitigrilli, pieno di una ironia ormai antica, chiuso pochi mesi prima della morte e dedicato all'ultimo e forse unico sostegno della seconda sventurata fase della sua vita, quella dell'ostracismo e dell'isolamento, dell'esilio anche e della damnatio memoriae di un grande scrittore del XX secolo, brillante e temuto, temerario anche e spericolato, ridotto da alcuni suoi errori ma anche e soprattutto da invidie e opportunismi di colleghi, a semplice "spia". Quell'alleata è la moglie, Lina Furlan, una grande giurista torinese, una delle prime donne penalista in Italia
In DOLICOCEFALA BIONDA, l'autore apre uno squarcio ironico, e a volte amaro, sulla vita di un medico-mago, affarista intraprendente, amatore di successo e intellettuale brillante. Avventure paradossali, personaggi da operetta, drammi profondi sempre attraversati da un'ironia diffusa, ci intrattengono amabilmente per farci apprezzare ancora di più la brillante intelligenza dell'autore