Bruno Biagi (Lizzano in Belvedere, 27 ottobre 1889 – Roma, 22 dicembre 1947) è stato un avvocato e politico italiano.
Sposato, senza figli, era cugino del giornalista e scrittore Enzo Biagi.
Nel 1919 Bruno Biagi fonda la federazione dei combattenti di Bologna, che presiedette per molti anni. Il 28 ottobre 1922 ha partecipato alla marcia su Roma. Nel settembre 1925 fece parte della delegazione italiana che ricevette i delegati alleati a Roma al secondo congresso della FIDAC.
Entrato in politica per rappresentare i veterani[6], fu eletto nell'ottobre 1920 in opposizione al consiglio comunale di Bologna dominato dal PSI. Il 21 novembre 1920 in occasione dell'insediamento del nuovo consiglio, fu ferito durante la strage di Palazzo d'Accursio a fianco di un consigliere comunale liberale storpio di guerra, l'avvocato Giulio Giordani. Colpito mortalmente, diventa il primo martire del fascismo e il consiglio comunale viene sostituito da un commissario. Bruno Biagi fu nuovamente eletto consigliere comunale di Bologna nel 1923 e vi rimane fino al 1940, assegnato nel 1928 al gruppo degli artigiani[8] e nominato nel 1936 per l'unione dei professionisti e degli artisti.
Nel 1924 è stato eletto alla Camera dei deputati. Si è seduto ininterrottamente alla Camera (dal 1939 Camera dei fasci e delle corporazioni) fino al 1943.
Successore di Giuseppe Bottai, è stato sottosegretario al Ministero delle corporazioni e poi presidente dell'Istituto nazionale fascista della previdenza sociale.
Divenne presidente dell'ECA, l'ente comunale di assistenza che sostituì le congregazioni di beneficenza, e presidente della federazione regionale emiliana delle cooperative. Divenne commissario straordinario dei sindacati fascisti a Bologna. Venne inoltre nominato consigliere della Banca del Lavoro e della Cooperazione.
Nel 1922, dopo l'allontanamento dei socialisti Romeo Galli e Mario Longhena, assume la guida dell'Ente autonomo consumistico di Bologna e mantiene i suoi numerosi empori generali, 21 nonostante le richieste dei commercianti. L'8 giugno 1924 fu fondata a Milano la Federazione nazionale delle cooperative di consumo con Bruno Biagi presidente.
Nel novembre 1929 succedette ad un altro bolognese, Dino Alfieri, come presidente dell'Agenzia nazionale per la cooperazione. Fu molto attivo nel raggiungimento dell'autonomia delle cooperative all'interno del regime. Con Rosario Labadessa, nel 1930, nonostante la concezione totalitaria e unitaria del fascismo, rivendicò la peculiarità della cooperazione come istituzione economica di diritto privato avanzando la proposta di riconoscimento giuridico di una confederazione nazionale di cooperazioni. Ma l'iniziativa fece pochi passi avanti e perfino Il Popolo d'Italia interviene bruscamente contro le tesi di Bruno Biagi. Nel marzo 1931 fu subito sostituito dal milanese Carlo Peverelli.
Nel luglio 1931 Bruno Biagi venne nominato Commissario di Governo della Confederazione dei Sindacati Industriali, nominandolo per un mandato come membro del Gran Consiglio del Fascismo; si dimise dalla presidenza dell'ECA da lui promossa, da alcuni considerata come una delle migliori realizzazioni della cooperazione fascista ed è sostituito dal bolognese Riccardo Muzzioli.
Ha ottenuto la cattedra di diritto corporativo all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.