L'ultimo delicato romanzo di Pitigrilli, pieno di una ironia ormai antica, chiuso pochi mesi prima della morte e dedicato all'ultimo e forse unico sostegno della seconda sventurata fase della sua vita, quella dell'ostracismo e dell'isolamento, dell'esilio anche e della damnatio memoriae di un grande scrittore del XX secolo, brillante e temuto, temerario anche e spericolato, ridotto da alcuni suoi errori ma anche e soprattutto da invidie e opportunismi di colleghi, a semplice "spia". Quell'alleata è la moglie, Lina Furlan, una grande giurista torinese, una delle prime donne penalista in Italia
In DOLICOCEFALA BIONDA, l'autore apre uno squarcio ironico, e a volte amaro, sulla vita di un medico-mago, affarista intraprendente, amatore di successo e intellettuale brillante. Avventure paradossali, personaggi da operetta, drammi profondi sempre attraversati da un'ironia diffusa, ci intrattengono amabilmente per farci apprezzare ancora di più la brillante intelligenza dell'autore
indirizzata all'oggi defunto poeta e studioso padovano Luciano Troisio
brossura con sovraccoperta, pp 255
A Saverio Bonanno, maresciallo dell'Arma, da un po' di tempo l'oroscopo dice male. Come quella tosse catramosa che gli squassa il petto e il fatto che la sua dieta non contempli le brioche. Poi c'è l'immagine di quel povero cristo trovato con il cranio spaccato e gli occhi al cielo che non lo fa dormire di notte. Eppure a Villabosco, paese nelle radici più profonde della Sicilia, ai morti ammazzati ci si è fatti il callo. Un uomo buono, dicono del morto. Un uomo semplice. Voleva bene ai bambini [LEGGI ALTRO IN SINOSSI]